Ti sei mai chiesto cosa puoi fare con le parole? Io sì.

Chi entra nel cuore delle parole scrive con umanità, per l'umanità

Scrivere libri non significa essere scrittori.
Essere letti si avvicina di più, ma ancora non basta.
Le parole d’autore sono questione di valore.
Nella scrittura di qualità, il valore è proporzionale al peso dato a ogni parola.
Mai scegliendola a caso.
Sempre conoscendone significato e funzionalità.
È indispensabile valutare l’impatto prodotto dai pensieri manifestati.
Ciò che si dice a voce rimane impresso nelle persone.
Ciò che si scrive diventa incancellabile.
Il bene, come il male, sono azioni fatte anche di scelte lessicali.
Compito di chi scrive è essere canale di parole leali.
Dovere di un romanziere è scrivere per la collettività.
Se non entra nel cuore delle parole, scrive per ego.
Spesso, l’ego è un bullo.

parole
Parole

Pensare agli effetti delle parole è affetto per chi le legge

Essere scrittori è trattare ogni lettera e segno di interpunzione come si vorrebbe essere trattati.
Perché le frasi di un libro non restano tra le pagine, raggiungono i pensieri delle persone.
Li condizionano.
Lo scrittore che non fa analisi critica impoverisce il mondo.
Perché chiude la mente a diversi punti di vista.
Lavora sulla falsa riga degli stereotipi.
Lo scrittore che di analisi e critica fa strumento, si spalanca su infinite possibilità.
Lavora con affetto.
Perché non ama solo essere letto.
Ama chiunque lo legga.
Senza distinzione.
Ama la sacralità del dire buono.
Dove buono significa obiettivo.

Il successo non è fama, ma fame di scrivere

Conta poco stare sugli scaffali delle librerie, se le parole sono approssimative.
Un libro contiene un messaggio per la società.
Un libro è espressione di pensiero e forma.
Un libro pretende cura in ogni sua componente.
Un libro può fare la differenza.
Per chi lo scrive, ma, soprattutto, per chi lo legge.
Chi ha la scrittura “dentro” vive da affamato di parole.
Può scrivere migliaia di battute, ma non è mai sazio.
Tutto il resto è considerabile come “fame di apparire”.
Chi ha più fame di apparire che desiderio di nutrire di parole non dura.
Scrivere per vivere è diverso da vivere per scrivere.
Un romanziere deve avere chiara la ricchezza che cerca.
Il lusso dell’interiorità è faro di parole. 

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Lo stile è una promessa

Il talento è tanto, ma da solo non basta.
La predisposizione all’arte dello scrivere è il punto di partenza.
La devozione a curiosità e studio, punto d’arrivo quotidiano.
Senza curiosità, non fiorisce la genialità della creatività.
Senza studio, la genialità della creatività non prende forma.
Senza forma, si rimane piatti, banali, prevedibili.
Non emerge lo stile narrativo.
Per trovare il proprio stile, serve avere i sensi aperti.
Per essere riconoscibili nello stile, serve riconoscersi in ogni essere.
Per farlo, serve osservare, interrogare, indagare.
Lo stile evoca nei lettori l’idea che hanno del romanziere.
Non nasce da un giorno all’altro.
La riconoscibilità stilistica è abnegazione.
È un “atto di fede” comunicativo.
Una promessa di parole per la vita.

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